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Di e con

Francesca Cassottana

Musiche originali

Lemmo

Disegno luci

PLASMA

Visuals

Kamilla Lucarelli

Produzione

 I Franchi APS

Co-produzione

Tedacà 

È la prima volta nella storia dell’arte che una donna ha espresso con totale sincerità, scarna e, si potrebbe dire, tranquillamente feroce, quei fatti generali e particolari che riguardano esclusivamente la donna. La sua sincerità anche tenerissima e crudele, l’ha portata a fornire di certi fatti la testimonianza più incontestabile e sicura.

Frida Kahlo ha dovuto prendere coscienza, attraverso i fatti della sua vita, della piena esistenza del suo corpo come essere umano. E come donna, Frida Kahlo, ha aperto il suo corpo e ha espresso quello che vi sentiva.


Ciò che provava è stato talmente violento che se non avesse tentato di circoscriverlo, identificarlo, poi ordinarlo, sarebbe potuta diventare folle, sommersa da cose e dolori che non avrebbe compreso, e affatto dominato.

Murare, viva, la propria sofferenza è rischiare di lasciarsi divorare dall’interno, attraverso vie oscure e insensate. La forza di ciò che non si esprime è implosiva, devastante, auto-distruttrice.

Esprimere è cominciare a liberarsi. Il fatto è che vorremmo avere di noi un’immagine idealizzata, continuamente idealizzata. Vorremmo essere Dei. Ma non lo siamo: siamo proprio quel miscuglio di carne e sangue. Niente di più? Siamo questa meraviglia. Uno straordinario corpo in cui si imprimono tutte le ferite, ma in cui solo quelle morali ci sembrano degne di interesse, magnificate, perché sondabili, immaginabili, ma impalpabili. Sublimiamo quello che non è percettibile a occhio nudo. Vorremmo tanto essere dei, essere in ciò che non conosciamo, quindi immortali. Essere dipinti per quello che siamo al giorno d’oggi è insopportabile. Una tale veridicità ferisce lo sguardo. 


La performance nasce in contrasto con questa affermazione, come atto di accettazione di sé. Frida Kahlo, simbolo di grande forza femminile, è un esempio di come davanti ad ogni sofferenza si possa trovare la forza e l’energia per continuare a sorridere e a urlare "Viva la vita".

LA DRAMMATURGIA

La drammaturgia è originale ma molte frasi nel testo sono tratte da diari e appunti di Frida Kahlo. 
La fonte principale è la biografia di Hyden Herrera.

LA
REGIA

Fin dall’inizio non volevamo rinunciare all’idea di cercare un modo per dare la sensazione al pubblico di intimità: come se si facesse una chiacchierata tra conoscenti; dall’altra parte non volevamo neanche rinunciare alla magia del teatro e alle sue finzioni sceniche così, abbiamo pensato che alcuni episodi della vita della pittrice potessero essere raccontati tramite il linguaggio del teatro d’ombre.

Questa tecnica consente allo spettatore di immaginarsi i diversi personaggi che hanno fatto parte della vita di Frida Kahlo e di assimilare gli eventi quasi come come se li vedesse raccontati tramite la pittura.

LA
MUSICA

Molte volte, quando ci hanno chiesto di definire il genere dello spettacolo, ci siamo trovati in difficoltà in merito al definire questo spettacolo un monologo o un dialogo. Questo perché in scena, oltre all’attrice che interpreta Frida Kahlo, abbiamo una musicista che con il suono della sua chitarra interpreta il ruolo della pelona (la morte), dato che sia il concetto di musica che quello di morte sono impalpabili, quindi più facilmente raccontabili non verbalmente. 


In questo spettacolo la musica ha il ruolo di rafforzare il valore poetico e sostenere la parola per darle corpo e colore. Essa è stata scritta e costruita in sinestesia con il testo, quindi aggiunge una qualità asemantica al racconto: anche la musica racconta, attraverso la ricerca di ambienti emotivi, gli episodi del vissuto della pittrice.

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IL COPIONE DELLO SPETTACOLO

Dopo ogni spettacolo, ci piace raccoglierne il materiale testuale e visivo, per farne un libro.

Puoi ordinare il copione di "Frida, un nastro intorno alla bomba" scrivendoci a: compagniaifrachi@gmail.com

 

Troverai il testo originale, le foto dello spettacolo e tutti i visual!

diventa
un 
libro!

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